I vantaggi fiscali dei fondi pensione
Ecco perché è importante e conveniente pensarci
1. Cos’è la previdenza complementare
L’istituto nasce dalla necessità di integrare con una pensione privata integrativa la pensione statale che in questi anni ha subito e continuerà a subire notevoli riduzioni nella sua misura. Grazie alla previdenza complementare il lavoratore può quindi effettuare dei versamenti nel corso della propria vita lavorativa e, una volta maturato il diritto alla pensione, percepire un’integrazione alla pensione statale.
2. Tipologie di fondi pensione
Esistono 3 diverse categorie di fondi tramite i quali è possibile aderire ad un piano di previdenza complementare.
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PIP, PIANI INDIVIDUALI DI PREVIDENZA
- Vengono istituiti dalle compagnie di assicurazione e ammettono esclusivamente l’adesione di tipo individuale. Si rivolgono a tutti, a prescindere dalla propria situazione lavorativa (ad. esempio anche ai soggetti fiscalmente a carico, studenti, bambini).
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FONDI PENSIONE APERTI
- Vengono istituiti da banche, SGR – società di gestione del risparmio, SIM – società di gestione immobiliare e da assicurazioni. Può aderirvi chiunque, indipendentemente dalla propria situazione lavorativa e sono aperti sia alle adesioni individuali, che a quelle collettive.
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FONDI PENSIONE CHIUSI O NEGOZIALI
- Vengono istituiti sulla base di accordi tra i datori di lavoro e le organizzazioni sindacali. Si rivolgono esclusivamente a specifiche categorie di lavoratori (ad esempio chimici, esercenti le professioni sanitarie, metalmeccanici) ed è possibile aderirvi solo in forma collettiva.
Comune a tutte queste forme è il fatto che in occasione della sottoscrizione si può scegliere la linea di gestione più in linea con il proprio profilo (garantita, obbligazionaria, bilanciata o azionaria). Tale scelta potrà poi essere modificata nel tempo a seconda delle esigenze personali. Quanto versato al fondo pensione viene investito nei mercati finanziari al fine di generare rendimenti.
3. Normativa fiscale
L’incentivo statale della deduzione fiscale
La misura cui lo Stato ha pensato per incentivare i lavoratori a costituirsi una pensione integrativa è la “deduzione fiscale”. Ciò significa che tutte le somme versate per questo scopo non risultano assoggettate ad imposta. Il lavoratore dipendente, in particolare, fa valere la deduzione con la dichiarazione dei redditi con l’effetto di ottenere la restituzione delle imposte pagate nel corso dell’anno sugli importi versati.
Un meccanismo vantaggioso dal punto di vista fiscale
Cerchiamo di spiegare meglio i vantaggi. Trattandosi di una “deduzione”, ed essendo il nostro sistema ad aliquote progressive, il meccanismo sarà tanto più premiante quanto maggiore sarà l’aliquota massima del lavoratore. Ciò non significa però che tali somme non siano poi successivamente tassate. Le imposte saranno versate in occasione della percezione della prestazione pensionistica ma con l’applicazione di un’aliquota molto inferiore. Questo è il meccanismo che rende lo strumento particolarmente vantaggioso dal punto di vista fiscale.
4. TFR
Anche per il TFR (Trattamento di Fine Rapporto) è possibile sfruttare la normativa relativa alla previdenza complementare.
Questa infatti era stata pensata in primo luogo proprio per il trattamento di fine rapporto dei dipendenti. Ciò significa che anche a questo si applica la medesima disciplina.
La tassazione del TFR
La tassazione del trattamento di fine rapporto prevede ordinariamente, in via definitiva, l’applicazione dell’aliquota media applicata ai redditi del lavoratore nei cinque anni precedenti l’interruzione del rapporto di lavoro. Questo significa che l’aliquota applicata risulta di solito decisamente elevata.
Tassazione ridotta se il TFR viene versato alla previdenza complementare
Per evitare questo è possibile per il lavoratore chiedere all’azienda che il proprio TFR sia versato alla previdenza complementare con la conseguenza che, al momento del ritiro delle somme, anche queste saranno assoggettate ad un’aliquota ridotta.
Il TFR rimarrà comunque assoggettato alla medesima disciplina con la possibilità di chiederne l’anticipo (ad esempio per l’acquisto della prima casa).
5. Rendita o capitale?
La normativa prevede che sia possibile ritirare la prestazione in unica soluzione, quindi sotto forma di capitale, “a condizione che la trasformazione del 70% del capitale maturato in rendita comporti una rata mensile di pensione integrativa inferiore all’assegno sociale”. La formula può apparire complicata ma per semplificare possiamo dire che, alla luce dei presupposti indicati, gli unici impossibilitati a ritirare il capitale in unica soluzione possono essere i lavoratori che abbiano sottoscritto il piano in giovane età e che nel corso degli anni abbiano versato con costanza importi rilevanti; questi potranno ritirare sotto forma di capitale il 50% di quanto maturato e il resto sotto forma di rendita.
Nella maggior parte dei casi sarà invece possibile ritirare tutto il capitale in coincidenza con il momento del pensionamento.
6. Tassazione agevolata al momento del ritiro del capitale
Ma qual è quindi la misura della tassazione applicata al momento del ritiro del capitale? L’aliquota massima applicabile è quella del 15%. È inoltre previsto che tale aliquota, dopo 15 anni dalla sottoscrizione, si riduca dello 0,3% ogni anno fino ad arrivare ad un minimo del 9%.
7. Calcolo del risparmio fiscale
Per quantificare l’entità del risparmio fiscale sarà bene dare un’occhiata alla tabella delle aliquote IRPEF vigenti
Reddito | Aliquota | Imposta dovuta |
---|---|---|
da 0 a 15.000 € | 23% | 23% sulla parte eccedente la no tax area (vedi sotto) |
da 15.001 € a 28.000 € | 27% | 3.450 € + 27% sulla parte eccedente i 15.000 € |
da 28.001 € a 55.000 € | 38% | 6.960 € + 38% sulla parte eccedente i 28.000 € |
da 55.001 € a 75.000 € | 41% | 17.220 € + 41% sulla parte eccedente i 55.000 € |
oltre 75.001 € | 43% | 25.420 € + 43% sulla parte eccedente i 75.000 € |
8. Alcuni esempi
Primo esempio
Il lavoratore che abbia un imponibile lordo pari a 27.000,00 € paga come aliquota massima il 27% di Irpef + 1,93% di addizionale regionale + 0,51 di addizionale comunale per un totale percentuale del 29,44%. Ciò significa che se questo lavoratore decide di versare 4.000,00 € alla previdenza complementare avrà diritto ad un rimborso pari a 1.178,00 € in occasione della dichiarazione dei redditi. Le imposte su questa somma verranno pagate solo al momento del ritiro della prestazione; in quel momento, e solo in quel momento, il lavoratore pagherà su questa somma un importo massimo di 600,00 € con un risparmio di 578,00 €.
Secondo esempio
Il lavoratore che abbia un imponibile lordo pari a 34.000,00 € paga come aliquota massima il 38% di Irpef + 2,03% di addizionale regionale + 0,78 di addizionale comunale per un totale percentuale del 40,81%.
Ciò significa che se questo lavoratore decide di versare 4.000,00 € alla previdenza complementare avrà diritto ad un rimborso pari a 1.632,00 € in occasione della dichiarazione dei redditi. Le imposte su questa somma verranno pagate solo al momento del ritiro della prestazione; in quel momento, e solo in quel momento, il lavoratore pagherà su questa somma un importo massimo di 600,00 € con un risparmio di 1.032,00 €.
Terzo esempio
Il lavoratore che abbia un imponibile lordo pari a 60.000,00 € paga come aliquota massima il 41% di Irpef + 2,23% di addizionale regionale + 0,79 di addizionale comunale per un totale percentuale del 44,02%. Ciò significa che se questo lavoratore decide di versare 4.000,00 € alla previdenza complementare avrà diritto ad un rimborso pari a 1.761,00 € in occasione della dichiarazione dei redditi. Le imposte su questa somma verranno pagate solo al momento del ritiro della prestazione; in quel momento, e solo in quel momento, il lavoratore pagherà su questa somma un importo massimo di 600,00 € con un risparmio di 1.161,00 €.
9. Da sapere
L’unico elemento di “rigidità” di questo strumento è la durata e ciò è logico: nascendo con la finalità di costituire una pensione integrativa, in linea di massima (ma esistono eccezioni) si chiuderà solo al momento del pensionamento.
È invece uno strumento molto “libero” per ciò che riguarda i versamenti: ogni anno il lavoratore può decidere se versare e quanto. Non vi è nessun obbligo in tal senso. Inoltre grazie all’istituto delle anticipazioni è inoltre possibile chiedere prima della scadenza la liquidazione di parte del capitale accantonato.
10. Rendimenti
Il vantaggio dello strumento dal punto di vista fiscale è l’aspetto forse più rilevante.
Ciò non deve far dimenticare che la gestione patrimoniale del capitale, affidata alla banca o all’assicurazione con la quale si è stipulato il contratto, è naturalmente produttiva di un rendimento, come prima anticipato, che, a seconda della capacità del gestore e del tipo di investimento scelto (azionario od obbligazionario) potrà essere più o meno elevato. Ciò naturalmente va ad aggiungersi a quanto sopra detto. Il rendimento viene tassato anno per anno sulla base di un’aliquota del 20%.
11. Redditività
La redditività dello strumento è garantita in ogni caso dalla leva fiscale (differenza tra aliquota massima personale e aliquota di legge) e sulla base di un istituto che è regolato da una legge dello stato (non si tratta di un prodotto finanziario messo a punto da banche o assicurazioni).
12. Sicurezza
Ogni prodotto previdenziale, sia con banche, assicurazioni o poste, prevede forme di investimento a capitale garantito e quindi, in tal caso, non soggetto in alcun modo ai rischi del mercato. In questo caso le somme affluiscono alla c.d. “gestione separata” che costituisce un patrimonio a sé rispetto a quello del soggetto con il quale si è stipulato il contratto; ciò significa che tali somme non sono aggredibili dai creditori anche nel caso di fallimento della società.
13. Costi
Ogni assicurazione o banca, così come le Poste, applicano delle commissioni ai prodotti previdenziali. In occasione della scelta del soggetto con il quale si stipula il contratto è bene controllare l’entità di tali costi e naturalmente scegliere quello più vantaggioso.
14. Riflessioni finali
È facile capire che questo strumento può essere utilizzato da qualunque contribuente, non necessariamente in previsione di godere di una pensione integrativa ma sfruttando semplicemente una possibilità di investimento i cui vantaggi sono evidenti.
La leva fiscale garantisce rendimenti di entità estremamente superiore alla totalità delle altre forme di investimento ed a questo si unisce la garanzia del capitale quindi senza alcun rischio.
Per questo motivo può essere preso in considerazione anche dal lavoratore prossimo alla pensione: la normativa prevede la permanenza nel “piano previdenziale” per almeno cinque anni. Ciò significa che se nel frattempo è intervenuto il pensionamento il contratto potrà concludersi entro il quinto anno dalla stipula.
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